Mie care cicale,
ecco qui la prima cantata che mi accingo a far per voi dalla Francia!
Mi trovo in una regione magnifica, la Drome, un luogo sostanzialmente freak (questo devo ammetterlo…) in cui le mie parti più RIBBELLI e sognanti danno libero sfogo di sè.
Chilometri di verde, gente che coltiva, artigiani che lavorano al tornio o la ceramica, casette di pietra con finestre blu, angoli sperduti in cui scopro musicisti che suonano insieme in grande allegria.
Arrivare qui è stato come aprire un regalo di Natale… la sensazione viva di essere tornata bimba, di aver rimescolato il pentolone a aspettare di vedere quello che arriva a galla. Seguo quella voce che mi dice “si può!” forse con un po’ di follia, ma trovo vita ovunque e questo mi carica di nuova energia.
In tutto ciò la vita camperistica non è facile, soprattutto per la carenza di docce e di quei comfort abituali che non hanno un perchè, che esistono e basta, come l’albero delle bistecche, no?
Lo spazio è piccolo, al mattino appena sveglia vado a sbattere contro le pareti e, se un caffè si rovescia, sporco in ordine: tavolo, pavimento, divanetto e finestra. Siamo in tre, io, il mio marito preferito, e il cane Olli che scorrazza di qua e di là, come noi, alla scoperta di nuovi odori (in genere fuori dal camper).
E’ difficile fare un quadro di queste prime due settimane. Inspiro, e tutto d’un fiato vi dico che:
il mio francese è ancora carente e la sera mi addormento tramortita dalla fatica di mantenere una dignità nelle chiacchierate più banali;
che la notte è tanto buia che stelle così luminose non le vedevo da tempo;
che ostetrica qui si dice sagefemme, donna saggia,
che gli amici si trovano dappertutto,
che a volte mi risveglio in un bosco, il silenzio è profondo, il burro salato,
e io sono tanto felice di essermi data il permesso di cambiare la mia vita, che più della paura ora vale il senso di meraviglia, quella sensazione di stupore che si disegna sulle nuvole.
Quindi, come diceva il grande Roberto Camerani, resta solo questo: grazie, grazie, grazie!
Un caro abbraccio,
Cecilia