tratto dal sito de “Il Pensiero Scientifico editore”:

“Al telefono con… Rita Cerutti, Dipartimento di psicologia Dinamica e Clinica, Università degli studi “La Sapienza” di Roma.
(…)Rientro a scuola: mal di pancia, mal di testa… malesseri che possono accompagnare molti bambini. Come affrontarli?
La cefalee e i dolori addominali ricorrenti (DAR) rappresentano i disturbi somatici più comuni in età pediatrica in cui la componente d’ansia è fortemente presente. Un aspetto che riveste un’importanza del tutto peculiare in età evolutiva – e che, pertanto, va tenuto nella massima considerazione al momento in cui si approfondisce il “significato” del sintomo in questa fascia d’età – è rappresentato dall’ambiente scolastico con cui il bambino si trova immancabilmente ad interagire. È chiaro che la scuola rappresenta una delle prime occasioni di confronto con adulti di riferimento, diversi dai genitori, che si pongono nei confronti del bambino anche con un ruolo di controllo e giudizio. A ciò si aggiungono altri aspetti legati ai processi di socializzazione, al confronto diretto con i coetanei.
Cosa si nasconde dietro mal di testa e mal di pancia?
La possibilità di identificare cause organiche specifiche che spieghino la sintomatologia va attentamente valutata. In presenza di cefalee e dolori addominali ricorrenti, nella pratica clinica, è molto frequente riscontrare problemi scolastici, familiari e di socializzazione, “sintomi” di problematiche di tipo psicologico. Una fobia scolare sottostante al sintomo cefalea è molto diffusa. Ed inoltre uno scarso rendimento scolastico può essere “giustificato” dal frequente incorrere di crisi cefalalgiche, che rischiano di innestare un circolo vizioso autoperpetuantesi, potendo, tra l’altro, allontanare il bambino dalla scuola. Può ad esempio accadere che il bambino viva con ansia non tanto la dimensione scolastica, quanto l’allontanamento dal suo ambiente familiare. Cambiamenti a livello familiare (dalla nascita di un fratellino fino all’acuirsi o all’insorgere di un conflitto tra i genitori che può, magari, minacciare la separazione), anche se non direttamente comunicati, possono essere recepiti dal bambino, che può cadere in uno stato di angoscia.
Non è tutta colpa della scuola dunque?
Ricondurre genericamente il mal di testa o il mal di pancia allo “stress scolastico” significa ingenerare un meccanismo di delega nei confronti della scuola o degli insegnanti, non riconoscendo, ad esempio, che il rapporto genitore-figlio può ruotare eccessivamente attorno alla dimensione scolastica. Il bambino può arrivare a sentirsi accettato o amato dal genitore in funzione dei suoi successi scolastici, vivendo con molta ansia tutto quanto concerne aspetti legati alle sue prestazioni a scuola, fino ad investire altri aspetti della sua vita che si muovono su uno sfondo di competitività. (…)”

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