’45
Maurizio Quarello
Orecchio Acerbo, 2017

Potrei aspettare il vento di aprile e l’avvicinarsi alla festa del 25 di quel mese per parlarvi di questo libro, ma non c’è motivo di far aspettare la bellezza di una graphic novel senza parole che narra i mesi della guerra partigiana in un omaggio che Quarello fa innanzitutto ai nonni e poi alla Brigata Autonoma Monferrato di cui racconta le gesta e la sua parte nella liberazione di Torino il 26 aprile ’45. Un racconto diviso in sei capitoli e narrato attraverso gli occhi di una coppia che vive nella cascina dove Maria rimane con le galline e il pensiero al figlio alpino di cui non ha notizie e dove il marito torna tra un’azione partigiana e l’altra. Tutto viene evocato: gli agguati ai tedeschi, i rastrellamenti, le azioni per liberare i compagni prigionieri, l’insurrezione e la liberazione con il tricolore che sventola al posto delle bandiere naziste. Nei mesi che corrono verso la primavera, tra il grigio dell’inverno senza speranza e il rifiorire della vita esattamente come sull’albero nelle carte di guardia, c’è posto per lo spavento all’arrivo di due tedeschi che cercano cibo e Maria mima una gallina per far capire che può fare una frittata; c’è lo spavento fatto prendere ai repubblichini imprigionati nella cella da cui si sono appena fatti evadere i compagni; c’è la gioia di ritrovarsi dopo tanto tempo, dopo nessuna notizia.

Ci sono gli sguardi, a fare il racconto, e i gesti: quelli con cui Maria spiega al tedesco la famiglia ritratta nelle foto, quelli con cui si dà avvio ad un attacco, quelli con cui si distruggono prove, quelli con cui si festeggia. E i gesti quotidiani: una frittata girata in padella, il bucato steso al sole, le legna da spaccare, la zuppa da mescolare, a dire della vita di tutti i giorni, in famiglia, in quei mesi di guerra. Un capolavoro che non ha bisogno di parole, che racconta e che condensa tante storie di Resistenza. E che, come ogni testo senza parole, può parlare a un pubblico molto più ampio, abbattendo le barriere linguistiche, utilizzando la potenza delle immagini.

C’è un’immagine, verso il fondo, una delle tante che raccontano dell’esultanza dei partigiani che sfilano tra le strade di Torino, in cui compare la scritta “Alì”, come il nome di battaglia di Mario Caniggia che della sua brigata ha raccontato nel volume “Eroi senza storia”. Ci dice che ogni volto che vediamo tra le pagine ha una storia e probabilmente un nome, un ruolo ben preciso. Per me gli uomini protesi nella notte dalla collina per tendere l’agguato al camion tedesco somigliano a King, a Edelweiss, a Nuto, alle facce che a me hanno raccontato la loro Resistenza. Mi piace pensare che chiunque abbia ascoltato dalla voce dei partecipanti i racconti di quei mesi e la loro testimonianza possa ritrovare i gesti, gli sguardi, indovinare i pensieri tra i tratti di Quarello.

Età di lettura consigliata: 11+

(Recensione tratta dal blog Le letture di Biblioragazzi, a cura di Caterina Ramonda.)