BATTI IL MURO: QUANDO I LIBRI SALVANO LA VITA
Antonio Ferrara
Rizzoli, 2011

Una storia col sottofondo costante di pioggia, dove le gocce sostituiscono le lacrime che Caterina non riesce a versare. Un tema forte, la follia, che la grazia di una scrittura attentissima alla magia evocativa delle parole trasforma in occhio di bue per illuminare la vera protagonista del romanzo: la lettura.
Il libro si apre con una citazione di Anna Frank: “La gente non sa quanto siano importanti i libri per uno che sta nascosto.” Caterina lo sa. Per sopravvivere al buio dell’armadio dove la rinchiude sua madre, “come una cosa tenuta da parte per un momento migliore”, legge (con una pila) e poi divora libri, scoprendosi “piccola e grande insieme”, “un gigante pieno di energia eppure inerme”, dicendo in altre parole quello che sostiene Aidan Chambers: la lettura ci consente di andare oltre quello che possiamo essere. Caterina non si oppone a questa tortura inflitta senza apparente violenza, anzi, nell’armadio ritorna nel ventre materno, inventa un rapporto che non c’è, spera che sia lei un giorno “a liberarmi, ad avere voglia di farlo”. Andando a scuola intanto continua a “battere il muro”, a dare un colpo alla parete dell’ospedale psichiatrico, lo stesso dove ogni tanto viene ricoverata sua madre, come la incitano a fare i pazienti alle finestre con voce disperata per uscire da una invisibilità che la bambina percepisce anche propria. Tra crescenti inquietudini e letture senza tregua che impercettibilmente creano spessore nell’Io della protagonista, il tempo passa. Caterina tenta una fuga da casa e si innamora di Pietro. Muore il padre e finalmente, ormai liceale, grida il suo no! alla madre. Potrebbe essere il lieto fine, ma il punto di arrivo di Ferrara – che ha dipanato con fili di seta lo straziante nodo conflittuale tra genitore e figlia, motore del romanzo – vuole essere altro. Caterina curerà il suo dolore con l’aiuto di una psicoterapia e di un lavoro: aprirà una libreria per ragazzi per continuare a riflettere, e a far riflettere, sulla meravigliosa sostanza della vita che vibra in risonanza con le storie, che ritrova senso nel farsi racconto.
Età: dai 13 anni

(recensione a cura di Elena Baroncini, tratta da Liber 92)