BEBÈ A COSTO ZERO. GUIDA AL CONSUMO CRITICO PER ACCOGLIERE E ACCUDIRE AL MEGLIO IL NOSTRO BAMBINO
Giorgia Cozza
Il Leone Verde, 2016

Futuri mamme e papà, prima di preparare il corredino del bebè, leggete questo libro! Bebè a costo zero è una guida intelligente, critica, dettagliata e assolutamente realistica al “non acquisto”. Come spiega Giorgia Cozza nel suo libro “Il tasso di natalità in Italia è tra i più bassi osservati nei paesi sviluppati, e tra i motivi di questo fenomeno, ricerche e indagini annoverano proprio la questione economica (…). I dati dell’ Osservatorio Federconsumatori relativi al 2016, descrivono una spesa minima di 6.945 euro e una spesa massima di 14.905 per i primi dodici mesi di vita del bambino”. Ma una spesa di tale portata è d’obbligo? E’ possibile risparmiare senza far mancare nulla al proprio bambino? Certamente sì, ci dimostra l’autrice. In realtà i futuri e neo genitori, specialmente se al primo figlio, costituiscono bersaglio prediletto di aziende che inventano gadget sempre nuovi che vengono spacciati come necessari e irrinunciabili. Tuttavia “non tutti i prodotti per l’infanzia presenti sul mercato sono realmente necessari e, nella maggior parte dei casi, nessuno è indispensabile”.
La lettura di questo libro può realmente permettere di risparmiare diverse migliaia di euro tutelando contemporaneamente l’ambiente, la salute del bambino e, soprattutto, salvaguardando la relazione affettiva genitore-figlio. Questo testo, infatti, pare voler essere anche un invito a riflettere profondamente su quali sono i reali bisogni di un neonato.
Nel suo libro, l’autrice passa in rassegna tutti gli accessori che normalmente vengono acquistati dai futuri e dai neo genitori (prodotti per la gravidanza, l’allattamento, la pappa, la nanna etc.) e dimostra come, nella maggior parte dei casi, si tratti di gadget prodotti per rispondere a dei falsi bisogni creati ad arte dalle aziende per puro guadagno. Perciò, per ciascun prodotto considerato, vengono suggerite soluzioni meno costose sia in termini economici sia dal punto di vista dell’impatto ambientale. Come afferma Giorgia Cozza: “Nella maggior parte dei casi, oserei dire in tutti, le risposte a quelli che sono i bisogni fondamentali del bebè non gravano in alcun modo sul bilancio familiare e, allo stesso tempo, rappresentano anche la soluzione più rispettosa per l’ambiente”. Il terzo capitolo del libro, ad esempio, è dedicato all’alimentazione del bambino da zero a sei mesi. Il latte materno, spiega l’autrice, costituisce notoriamente l’alimento più sano per il neonato (nessun latte in formula ne ha mai eguagliato le sorprendenti virtù), è a costo zero per la famiglia e, essendo a millimetro zero, non comporta alcun danno per l’ambiente. Latte artificiale, biberon, tettarelle, scaldabiberon, ciucci, tisane, bilance pesa bebè? Nella maggior parte dei casi se ne potrebbe fare a meno (contrariamente a quanto si vuol far credere alle donne, solo l’1% di esse non può allattare!). Che dire poi dei pannolini usa e getta? Ogni giorno in Italia vengono utilizzati più di sei milioni di pannolini usa e getta. Essi costituiscono la spesa più ingente per i neogenitori e per produrli “vengono abbattuti dodicimila alberi al giorno e rilasciate sostanze tossiche che contaminano l’acqua, l’aria, la terra. E, una volta usati, si pone il problema dello smaltimento, dato che gli usa e getta rappresentano più del 2% del totale dei rifiuti domestici”. Inoltre questi “mutandoni plastificati” causano alla delicata pelle del bebè prurito e irritazione. I pannolini lavabili, invece, non recano danno alla salute del bambino, non recano danno all’ambiente e permettono un risparmio complessivo di circa 1000-1500 euro. Inoltre il loro utilizzo è meno impegnativo di quello che si vuole far credere. Detergenti, saponi, cremine, profumi? Prodotti del tutto inutili. Per l’igiene del bebè sono sufficienti acqua e sapone delicato, sostiene e dimostra l’autrice.
Altro aspetto importante su cui si sofferma Giorgia Cozza è il fatto che molti accessori in commercio recano danno non soltanto al portafogli e all’ambiente, ma anche alla relazione affettiva tra genitore e bambino. Molti gadget oggi fatti passare come indispensabili sono in realtà dei sostituti della figura materna. “La tettarella che imita il seno, l’orsetto morbido come la mamma, la sdraietta che avvolge come in un abbraccio, in realtà rappresentano un ben misero scambio per il piccolo che potrebbe avere lei, la propria mamma…”. Il mercato dei prodotti per l’infanzia sta arrecando un danno enorme alla salute emotiva della società, in quanto sta creando nell’immaginario dei genitori l’idea di un inesistente neonato con inesistenti bisogni. E questa ingannevole serie di falsi bisogni rischia di distogliere i genitori da quelle che sono le reali necessità di un bambino piccolo, ovvero relazione e affetti innanzitutto. Gli accessori fatti passare dalle aziende produttrici come indispensabili sono propri di uno “(…)stile di maternage all’insegna della separazione, tipico delle società occidentali (ma soltanto a partire dalla metà del Novecento) e tuttora sconosciuto, ad esempio, in molti paesi in via di sviluppo. La maggior parte delle madri del mondo, ad oggi, non utilizza sdraiette, carrozzine, lettini, ciucci e biberon, ma tiene il proprio bambino addosso, lo allatta, e va avanti con la vita di tutti i giorni”.
Dunque, di che cosa ha davvero bisogno un neonato? Come scrive l’autrice “basta osservare un cucciolo d’uomo per comprendere che ciò che gli serve non si trova in un negozio. Quello di cui ha bisogno è una cosa soltanto: la sua mamma.”
Recensito da Teresa Lalario