BUONANOTTE, ORSO!
Bonny Becker, ill. di Kady MacDonald Denton
Nord-Sud, 2010

Una trama semplicissima: il decollo verso il mondo delle belle dormite e dei sogni di cui sono protagonisti un grande orso e un piccolo topolino. Ma questa trama semplice ha molte componenti.
Da qui si sviluppano varie diramazioni in cui parole e immagini si potenziano a vicenda.
Anzitutto la diversità dei due personaggi: goffo il primo, amante del quieto vivere, del tradizionale rito del coricarsi, col bicchier d’acqua sul comodino, la sprimacciatura del cuscino preferito, il berretto da notte, ma, soprattutto, il silenzio assoluto. Minuto, scattante, loquace è il topolino che viene a passare una notte con l’orso, condividendo con lui una bella cioccolata calda, una partita a scacchi e ascoltando compunto le raccomandazioni di silenzio assoluto dopo essersi preparato un lettino nel cassetto del comodino.
Tutt’altro che silenzio invece! Il topolino si lava rumorosamente i denti, canticchia mettendosi il pigiama, augura troppe volte la buonanotte, inventa giochetti tutt’altro che silenziosi finché, spaventato dalla reazione impetuosa dell’orso, attacca a dormire.
Qui le parti si invertono: l’orso sente rumori strani, s’impaurisce e sveglia il topolino e affettando un’aria disinvolta, quasi disinteressata, gli fa cercare in lungo e in largo l’origine dei rumori che resta ignota.
Si ridispongono entrambi a dormire, ma, questa volta, il topolino si stende sul cuscino preferito nel lettone dell’orso, ascoltando una bella storia che l’orso racconta per riconciliare il sonno a entrambi.
La scenografia ideata dall’illustratrice fin nei dettagli più minuti, che non sfuggono al lettore, anzi, lo stimolano a scoprirli uno per uno, dal salotto alla camera da letto, crea un clima piacevole, raccolto, di simpatica vita casalinga. L’evidente, saporita diversità dei due personaggi che si risolve nel finale affiatamento dei due dormienti dà intensità e vigore a una trama che, raccontata senza immagini, potrebbe sembrare mancante di piglio e di dovute scosse. Un esempio da non perdere dell’importanza della simbiosi tra parole e immagini e dei suoi effetti magnificamente raggiunti.

(recensione a cura di Carla Poesio, tratta dal sito Liberweb)