CUORI DI WAFFEL
Maria Parr, ill. Bo Gaustad (trad. Alice Tonzig)
Beisler, 2014
Ci sono cose che succedono all’improvviso e bloccano tutto. Capita così che un libro ti aspetti per tre mesi sotto il bancone di una libreria e, quando torni, ci sia una bellezza particolare nel sapere che è stato lì in attesa per tanto tempo, a covare la possibilità di essere letto. Recupero così, a cinque mesi dall’uscita, questo meraviglioso libro che ci dà ancora una volta un assaggio della capacità degli scrittori nordici di regalare una storia da leggere e consigliare e consigliare ancora confezionandola col quotidiano, con lo stupore, con la capacità di dire le cose grandi (si affaccia la morte di una persona cara tra le pagine, ma anche il dolore della distanza e l’incapacità di dire) in modo semplice e leggiadro.
Trille ha nove anni e vive nella minuscola Baia di Martinfranta con la sua famiglia, il nonno e un’incredibile vicina di casa di nome Lena che è anche la unica compagna femmina in una classe altrimenti maschile ed è un tornado. Lena ha sempre in mente qualcosa e trascina Trille in avventure tipo allestire un’arca in stile Noé (trascinando bestie varie tra cui coppie di insetti e una mucca), racimolare il denaro per comprare un nuovo pallone suonando per strada Bianco Natal in una calda e assolata giornata estiva, mettere un annuncio in bacheca per trovare un papà. Ogni volta i due ragazzini si mettono nei guai, si procurano ammaccature e fratture varie, promettono solennemente di non farlo mai più. Certo, come dice saggiamente il papà di Trille: “Tu e Lena non rifate mai la stessa cosa due volte, ne combinate sempre di nuove!”.
Così assistiamo al tentativo di Lena di farsi polena (anche se a disposizione c’è solo un canotto), di salvare un agnellino calandosi dall’alto come Gesù nel quadro a casa della zia, di salvare una vecchia giumenta costruendo una casa di riposo per cavalli e affini. Lena è battagliera, umorale, facile all’entusiasmo come a farsi scura in volto e se c’è qualcosa che non va non esita a tirare un pugno da manuale al compagno che la prende in giro. Trille le dà man forte e intanto la osserva: vorrebbe tanto che Lena gli dicesse che lui è il suo migliore amico, esattamente come lui sente per parte sua, per la sua metà. Lena invece è sbrigativa negli affetti, ruvida e insieme morbida perché tutto quello che non riesce a dire a parole lo esprime coi gesti, con l’irruenza, con l’impulsività.

I due protagonisti sono accompagnati nelle loro giornate da adulti che strizzano l’occhio, come il nonno con la sua motocicletta nella cui cassa è possibile nascondersi e con il suo partecipare al gioco dei pirati, e la zia-nonna che cucina montagne di waffel e racconta le storie del tempo di guerra. Il tempo di Tille e Lena invece è quello di due bambini che vivono liberi e leggeri nel loro mondo, che passano i pomeriggi in mare, a scivolare sul bob oppure a inventare storie e suggestioni. E che hanno la fortuna di partecipare al raduno autunnale delle pecore (“è possibile essere più felici?” chiede Trille).

Da non perdere. Proponetelo ai lettori dalla classe quarta della scuola primaria e anche agli adulti che vi stanno intorno: è una di quelle letture per cui si ride forte e insieme c’è profondità e bellezza. La bellezza della vita.

Età di lettura: 8+

(recensione a cura di Caterina Ramonda, tratta dal blog Le letture di biblioragazzi)