In un’intervista all’autore emerge come questo libro sia in gran parte ispirato a una storia reale e parli di nostalgia, solitudine e capacità di superare i momenti difficili.

Elise e il cane di seconda mano, Bjarne Reuter, ill. Kirsten Raagaard, trad. Eva Valvo, Iperborea, 2020

Ancora una volta Iperborea riesce a proporre un romanzo accattivante, capace di far ridere e intanto di far sentire vicini temi prossimi a chi legge, perfetto anche per la lettura ad alta voce e diretto in particolare alla fascia 7/9 anni, riportando tra l’altro in catalogo un autore danese di cui erano già stati tradotti in italiano due libri ormai da tempo fuori catalogo (“Capitan Strambo e il Gongoletto”, Fabbri 2003; “L’impostore umbro” Abramo 2009).

Chi di voi ha ricevuto ieri via mail il numero di maggio di Andersen (che la redazione ha generosamente offerto, come quello di aprile, agli abbonati alla sua newsletter) ha potuto leggere un intervista a Bjarne Reuter dove si dice di come questo libro sia in gran parte ispirato a una storia reale e parli di nostalgia, solitudine e capacità di superare i momenti difficili.

Ecco, è proprio così, e nel contempo come il suo autore vi dice che parla di nostagia e solitudine, io di primo acchito vi dico che è divertente. Già: sarà che è nordico, sarà che Reuter riesce a rendere perfettamente credibile pure un cane parlante, sarà che parla della vita, che è ironica e dolorosa, che va su e giù come le montagne russe.

La protagonista è un spassosa bambina di nome Elise he vive col papà musicista mentre la mamma sta costruendo un ponte in Brasile. Lei vorrebbe un cane a tutti costi e ne ottiene uno di seconda mano: di certo non bello, di certo non coraggioso, ma capace di sorridere e persino di parlare, ovviamente solo a chi e quando vuole lui.

Viene dalla Scozia, si chiama MacAduddi, Duddi per gli amici, e si rivolge a Elisa chiamandola Lassie. Le loro divertenti avventure prevedono qualche sosta dalla vicina di casa che ha una certa consuetudine col vermut, una paurosa notte di Halloween al mulino della nonna, un tentativo di furto alla pizzeria del napoletano Giorgio, scorribande per le vie di Copenaghen.

La nostalgia della mamma è forte, la rabbia per la lontananza fa fare briciole delle lettere che lei invia, il bisnonno perde la memoria, il papà a volte fatica col lavoro e se dici che il tuo cane parla nessuno ci crede, ma Elisa sa che la musica ti può cullare, che le liquirizie salate possono lenire la nostalgia, che i cani magici restano tali anche se per un attimo li perdi.

Età di lettura: 7+

(recensione a cura di Caterina Ramonda, tratta dal blog Le letture di Biblioragazzi)