FIGLIO DELLA FORTUNA
Anne-Laure Bondoux
San Paolo, 2010

L’efficace immagine scelta per la prima di copertina del libro (all’esterno di un vagone di un treno, un giovane ragazzo seduto su un foglio di giornale è solo e triste; disegnate, poco sopra, le tappe di un lungo viaggio che, partendo dalla regione caucasica dell’Asia centrale, porta verso occidente sino in Francia) rimanda a temi tristemente noti, quali l’ingiustizia sociale, la povertà, l’immigrazione clandestina. L’informazione mediatica meno approfondita, che spesso punta ad una “spettacolarizzazione” del dolore, proponendone “in quantità”, contribuisce a far innalzare negli spettatori, impotenti e passivi, barriere difensive naturali, capaci di rendere insensibili ed indifferenti. In questo senso il libro di Anne-Laure Bondoux (premio Andersen 2009 per Le Lacrime dell’assassino), che in Francia ha già vinto moltissimi premi, spiazza ogni nostra possibile previsione, riuscendo, invece, a far vibrare le corde dell’anima ed a proiettarci verso un’autentica condivisione dei valori umani.

Il termine chiave che realizza questo miracolo è la speranza, un valore costantemente richiamato nel libro (…Non bisogna mai smettere di credere nel genere umano …Bisogna sempre aver fiducia, e tirare dritto per la propria strada …Guarda dritto davanti a te, ragazzo, il futuro è bello!..Andando sempre avanti. Verso nuovi orizzonti), la cui potenza riesce incredibilmente ad alleviare situazioni quotidiane che, per tutti e ancor più per Kumail – il bambino di soli sette anni protagonista della storia – sarebbero schiaccianti.

La speranza rappresenta un rimedio infallibile contro la disperazione, o meglio la disperanza, una malattia infettiva dalla quale in alcune realtà è sin troppo facile venir contagiati. Kumail (divenuto esperto nel recupero del nichel sulla montagna dei cocci di vetro), coinvolto in una guerra che proprio non riesce a comprendere, invece, ha avuto fortuna, riuscendo a rimanerne immune grazie agli insegnamenti di Galya, prima e, dopo, terminato il lungo viaggio della speranza, alla vicinanza di Prudence, la persona giusta per lui.

E’ cronaca degli ultimi giorni: si allunga nel Caucaso la scia di morti e violenze, ed il nostro pensiero corre vicino a tutti coloro che sono rimasti nella propria terra, per i quali la parola speranza significa vita, affetti e legami familiari, legami che, nonostante tutto, come per Galya e Kumail, rimangono saldi e continuano a vivere. La penna straordinaria della Bondoux, pur calandoci nella realtà quotidiana del Caucauso, fatta di situazioni difficili e dolorose, riesce a trasmetterci, ad ogni pagina del romanzo, una forza tale da spingerci ad avanzare nella sua lettura e, quasi senza accorgersene, arriveremo all’epilogo della “pazzesca” storia sentendoci diversi ed umanamente più arricchiti.

(dal sito Leggere leggerci)