GANDHI. UN PUGNO DI SALE
Chiara Lossani, ill. di Arianna Vairo
Pratibianchi, 2013

Nella primavera del 1930 migliaia di indiani lasciarono i propri villaggi e marciarono pacificamente verso il mare, sotto la guida di un omino dall’aspetto modesto e dal fare”determinato e dolce”. Venti chilometri a piedi ogni giorno, alla conquista di un bene elementare come il sale del mare, per affermare la dignità del popolo indiano contro l’arrogante politica di tassazione e sfruttamento delle risorse da parte dei coloni inglesi. Arrivati al mare, l’esercito inglese carica violentemente i disobbedienti e li imprigiona, ostacolato solo dalla loro resistenza passiva.
Il vigore carismatico di un singolo uomo, che rivendica la libertà attraverso il potere sovversivo della “forza della Verità”, diventa così la forza di un’intera nazione; ma il carisma politico di Gandhi fu pari solo alla sua determinazione nell’abbattere il peggior nemico del popolo indiano: i pregiudizi religiosi e di casta che lo rendevano suddito di se stesso e incapace di radicali trasformazioni sociali. Ed è questo il punto d’appoggio nell’architettura narrativa di questo breve racconto che con prosa fresca e cristallina racconta del piccolo Srinivasa, che partecipa alla manifestazione insieme al padre. Srinivasa è figlio di commercianti, in questa casta si riconosce ed è riconosciuto dalla sua comunità; così mentre il Mahatma considera un atto di elevazione pulire una latrina e condividere il pasto con un paria, lui suda freddo al solo pensiero di incrociare l’ombra di Uka, un “intoccabile” che Gandhi considera uguale a tutti gli altri. Le sue convinzioni più profonde sono tormentate dalle parole innovative del Maestro e dalla presenza di quel ragazzo che non dovrebbe neanche esistere. Eppure, nel corso della lunga marcia, non solo le ombre ma anche le lacrime e i destini dei due ragazzi avranno modo di incrociarsi.
“Siate il cambiamento che vorreste vedere nel mondo”, campeggia nel risvolto di copertina di questo piccolo grande libro: in un pezzo di Storia altrimenti così distante da noi nel tempo e nello spazio, cogliamo l’universale potenza rivoluzionaria di un pensiero che, prima di assaltare il mondo con la violenza di chi giudica, si occupa di scardinare da dentro i propri tabù.
Età di lettura consigliata: dai 10 anni.

Recensione a cura di Fausto Boccati, tratta da Liberweb.