In punta di piediSogno, allucinazione o bizzarra, meravigliosa realtà?

Christine Schneider, Hervé Pinel (trad. di F. Orecchio), In punta di piedi, Orecchio Acerbo, 2019

Due fratelli, Clara e Bernardo, si svegliano nel cuore della notte. Hanno fame, in silenzio scivolano fuori dal letto e si inoltrano a passo felpato nell’oscurità della grande casa dei nonni per raggiungere la cucina. La dimora, austera e misteriosa, corrisponde in pieno all’idea che si ha della casa stregata: alle pareti troneggiano i ritratti degli antenati, busti e candelabri conferiscono severità all’ambiente, ci sono maschere africane e reperti degni di una Wunderkammer, senonché scorgiamo, negli anfratti più bui, non uno spettro ma una fauna leggendaria: un pappagallo, un gigantesco elefante, una tigre, un boa e altri animali si confondono tra la mobilia e le tappezzerie barocche, condividendo pacificamente la casa con la singolare coppia di anziani.

L’albo illustrato, che va a suggellare un motivo letterario e iconografico di indubbio fascino, assai ricorrente nelle diverse declinazioni che indagano con parole e figure il mondo interiore e le inquietudini dei bambini nello spazio conosciuto della casa (si pensi solo a Nel paese dei mostri selvaggi di Sendak o a Gorilla di Browne, ma vi sono molti altri ottimi esempi), gioca a spiazzare l’immaginario provocando divertenti shock semantici e visuali in un continuo rilancio tra attese, forme del reale e dell’irreale: si tratta di un sogno, di un’allucinazione o di una bizzarra, meravigliosa realtà?

Non ci è dato di saperlo. E non ci importa: le immagini, permeate di luci e ombre e del blu della notte, ci catturano suggerendo fantastiche possibilità. Christine Schneider, autrice dei testi in rima, e Hervé Pinel, illustratore, sondano un tema antico con sapiente ironia che sdrammatizza e rassicura. Sino alla fine, quando il viaggio dei due, ora assopiti tra koala, volpi, tucani e scimmie, si conclude sotto lo sguardo vigile e amorevole degli anziani signori, infine attirati dai brusii e dai fruscii di tutto quel via vai notturno. Siamo di fronte a un albo che traccia i confini incerti dell’esperienza infantile in tutta la loro ambiguità e straordinaria potenza immaginifica.

Età di lettura consigliata: 5+

(recensione tratta da Liber # 123, a cura di Chiara Lepri)