MIGLIOR LIBRO  6/9 ANNI – PREMIO ANDERSEN 2020: Per una rappresentazione vivacissima e vera dell’infanzia, dei suoi bisogni e dei suoi desideri. Per raccontarci in modo piano e garbato come spesso gli adulti siano incapaci di comprendere il mondo dei bambini. Per la bellezza di illustrazioni di grande efficacia e freschezza narrativa.

La Buca, di Emma AdBåge, trad. Samanta K. Milton Knowles, Camelozampa, 2020)

La Buca (rigorosamente con la maiuscola) è un luogo magico e vivo che sembra serbare per i bambini sorprese e meraviglie, un luogo dove inventare giochi dai nomi fascinosi (a mamma orsa, a capanna, alla famiglia di caprioli, a burrone infuocato…), costruire percorsi ad ostacoli, stare in equilibrio sul Bordo e tante altre cose.

Così fanno (assaporando crescita e libertà) gli alunni di una piccola scuola elementare. Ma gli insegnanti sono preoccupati e pensano che, prima o poi, qualcuno si farà male e osservano scettici e immusoniti quel che accade.

Finché prendono a pretesto un po’ di sangue dal naso di Vibeke, che si è inciampata nelle stringhe delle scarpe e sui gradini della scuola, e decidono di farla finita con la Buca.

Spianata in un fine settimana: tutto scomparso, “piatto e duro”. “Nessun posto dove rotolarsi, Nessun posto dove scivolare sulle ginocchia”. Ma non hanno fatto i conti con la conseguente creazione di un Mucchio. “Ci arrampichiamo e ci spenzoliamo. Scaviamo e strappiamo. Giochiamo fino a quando ci vengono a prendere alle quattro”.

E la vicenda sembra ricominciare daccapo con i maestri che osservano, sicuri che prima o poi qualcuno si farà male. Che faranno, però, un’altra buca? E poi?

Ammettiamolo, in questo albo, dove all’apparenza sembra che accada ben poco, gli adulti ci fanno una ben misera figura. Non sono, a dire il vero, stupidi né tanto meno cattivi ma, più semplicemente, si rivelano incapaci di comprendere l’infanzia e i suoi bisogni e la sua visione del mondo.

Ci appaiono distanti, paurosi, preda dei loro sciocchi pregiudizi. Un atteggiamento che ben conosco, avendo “frequentato” le aule scolastiche per trentacinque anni. Poi, è stata sicuramente una questione di fortuna, ma non pensando al prima o poi, mai nessuno dei miei bambini si è mai fatto male. Eppure, lo giuro, ne abbiamo fatto di cotte e di crude. Tornando all’albo, che giunge dalla Svezia, patria di Pippi ed Emil, mi piacciono molto anche le fresche e incisive illustrazioni, di rara efficacia nella loro sobria misura “espressionista”.

Età di lettura consigliata: 4+

(recensione a cura di Walter Fochesata, tratta da Andersen # 371)