LA GIOIA DEL PARTO
Ina May Gaskin
Bonomi, 2004

“Le attitudini mentali e le emozioni interferiscono con la capacità di partorire molto più di quanto sia generalmente immaginato”
 
Ai tempi della mia seconda gravidanza, ero in cerca di un libro che potesse accompagnarmi al momento del parto infondendomi calma e fiducia (l’esperienza del mio primo parto non era stata proprio positiva).
Chiedendo, leggendo, informandomi, ho infine deciso di acquistare “La gioia del parto”. L’effetto di questa lettura è stato straordinario e potente.
Obiettivo primario dell’autrice pare essere quello di dimostrare che esiste una potente ed innegabile connessione tra mente e corpo. L’atteggiamento e la preparazione emotiva con cui andiamo ad affrontare gli eventi più impegnativi e coinvolgenti della nostra vita hanno la capacità di influenzare la fisiologia, cioè il modo in cui il nostro corpo funziona. Questo risulta essere particolarmente vero per quanto concerne tutto ciò che riguarda il percorso nascita, ossia gravidanza, travaglio, parto e post parto.
Sin dalla tenera età, noi donne occidentali del nostro tempo (nelle culture tradizionali le cose funzionano molto diversamente) siamo indotte a ritenere che il parto sia un evento assai doloroso, traumatico, pericoloso. L’estrema medicalizzazione che caratterizza tutto il percorso nascita radica saldamente nella mente della donna l’idea di dover vivere un evento che il corpo non è in grado di affrontare senza intervento esterno. Tutto deve essere continuamente monitorato, controllato, analizzato. Per non parlare poi di tutti gli interventi medici, spesso inutili se non addirittura dannosi, a cui vengono sottoposte le partorienti. E che dire dell’immagine del parto che viene mostrata dai media? Donne urlanti e tragicamente sofferenti che arrivano in punto di morte finchè l’intervento medico non pone fine all’agonia con una bella anestesia epidurale. Ad accrescere l’ansia delle gravide contribuiscono pure amiche e parenti che paiono sadicamente soddisfatte allorchè riescono a braccare la sventurata futura madre per raccontarle storie di parti cruenti ed angoscianti. Dunque, alla luce di tutto ciò, come è possibile che una donna possa vivere con serenità e fiducia l’avvicinarsi del momento del parto? Tutto la porta a credere che ciò che sta per affrontare è un evento potenzialmente letale, come se la natura non avesse provveduto a dotare il corpo femminile di tutti gli strumenti necessari per riprodursi. E’ chiaro che se una donna assorbe l’idea che dovrà provare molto dolore, che sarà in grande pericolo e che non sarà in grado di partorire senza intervento medico, tutto ciò, molto probabilmente, avverrà.
E’ dunque estremamente importante riuscire a cambiare prospettiva. In questo senso “La gioia del parto” ha un effetto potente e straordinario e riesce davvero a far mutare attitudine mentale di chi legge. Per ottenere ciò Ina May Gaskin utilizza due strumenti molto efficaci: incoraggiamento e informazione.
La prima parte del libro ( ben 156 pagine!) è dedicata al racconto di storie di parti andati bene, proposti perché “il modo migliore per contenere gli effetti di racconti spaventosi è quello di leggere o raccontare storie che, al contrario, danno forza (…) che costituiscono un veicolo insostituibile per trasmettere la consapevolezza delle reali capacità di una donna durante la gravidanza e il parto”. Ho personalmente trovato i racconti proposti estremamente incoraggianti e rassicuranti. Li ho letti e riletti durante le ultime settimane di gravidanza e ciò che ogni volta non potevo fare a meno di pensare era: “Wow! Quante donne prima di me sono riuscite a partorire naturalmente, senza intervento medico, senza complicazioni e provando poco dolore! Posso farcela anch’io…”.
Nella seconda parte del libro, l’autrice rassicura informando sulla fisiologia del travaglio e del parto e spiegando concretamente in che cosa consiste l’influenza delle emozioni sul funzionamento del corpo. Il fatto che in quelle culture in cui le donne sono solite partorire in ospedale, queste dichiarino di aver vissuto un’esperienza estremamente dolorosa e traumatica e che spesso sia stato necessario l’intervento medico perché l’evento non avesse esito infausto, non è un caso. Il corpo, per aprirsi al parto (proprio come avviene per il rapporto sessuale), necessita di un luogo familiare, tranquillo, buio. Necessita la non presenza di estranei. Il rumore, le luci, il via vai di sconosciuti, le continue visite spesso effettuate in modo brusco non fanno altro che creare ansia e mettere tutto il corpo in allerta spingendolo a produrre adrenalina, a chiudersi involontariamente per proteggere la nuova vita (spesso i travagli si bloccano in seguito a visite o parole brusche del personale medico). Noi funzioniamo come tutti gli altri mammiferi e tutti i mammiferi per partorire ricercano intimità, tranquillità e sicurezza. Queste condizioni sono indispensabili perchè si attui tutta quella produzione ormonale che permetterà al corpo di assolvere alla sua funzione senza complicazioni e nel modo meno doloroso possibile. Dunque non è il corpo femminile ad essere imperfetto, ma le condizioni in cui alle donne viene spesso imposto di partorire.
Infine l’autrice dà una serie di consigli pratici riguardo posizioni da assumere in travaglio e pratiche e accorgimenti utili a facilitare il processo naturale che porta al parto riducendo al minimo il dolore, illustrando contemporaneamente limiti, svantaggi e danni che possono provocare le più comuni pratiche mediche utilizzate in sala parto.
Libro consigliatissimo a tutte le donne in gravidanza per arrivare al momento del parto informate, tranquille, fiduciose nelle straordinarie capacità del corpo femminile, emotivamente preparate.
Recensito da Teresa Lalario