LE PORTE DELL’INFERNO SI SONO APERTE
John Connolly
Salani, 2010

Ho sempre guardato con sospetto agli autori da grandi che si cimentano a scrivere per ragazzi, specie se autori di cosidetti bestseller. Non sono mai andato pazzo per le storie di demoni e malvagità varie, ancor meno se pseudoscientifiche. E, soprattutto, diffido tantissimo dei libri che si proclamano “comici”: l’arte di far ridere è complessa, se poi annunciata quasi impossibile. Eppure…

Eppure ecco, nella pagina del Flibro del mese, questo romanzo un po’ comico, un po’ fantastico, un po’ horror, molto d’azione, che fin dalla fascia di copertina si annuncia come “deliziosamente spaventoso e divertente”, scritto da John Connolly, irlandese e noto autore di thriller per grandi.

Ebbene sì, devo riconoscerlo e vincere tutti i miei pregiudizi: Le porte dell’inferno si sono aperte mi ha divertito e avvinto davvero. E credo potrà divertire e avvincere molto anche voi, giovani e meno giovani che siate.

Per divertirvi dovrete avere la pazienza di superare un “capitolo uno” in cui in appena tre pagine si dà conto ai lettori della formazione dell’Universo, tanto per dire che dal puntino iniziale, insieme a tutto ciò che conosciamo come bene, è nato anche il Male, quello con la maiuscola.

Perché il puntino è il responsabile del formarsi dei pianeti e degli asteroidi, delle balene e dei parrocchetti, di te, di Giulio Cesare e di Elvis Presley.
Oh, e del Male.
Perché da qualche parte, là in mezzo, c’era anche un po’ di robaccia… (pp. 8_9)

Le altre pagine, 300 o quasi, Connolly le impiega a raccontarci la coraggiosa lotta di Samuel Jonhson contro le suddette forze del Male nel momento in cui quelle, stanche di starsene nell’universo a loro destinato (l’Inferno) decidono di appropriarsi del nostro, aprendo una porta tra le due diverse dimensioni.

Samuel è un tipo che gioca d’anticipo e quando, la sera del 28 ottobre, vestito da fantasma e tenendo al guinzaglio il suo bassotto, bussa alla porta dei signori Abernathy per pronunciare la fatidica frase: «Dolcetto o scherzetto?», non immagina certo di trovarsi nel luogo in cui una strana concatenazione di eventi sta per dare il via all’invasione della Terra. La messa in funzione – nel laboratorio di fisica del CERN, tra le montagne della Svizzera – del Grande Collisore di Adroni, si combina infatti con l’evocazione demoniaca compiuta per gioco dal signore e dalla signora Abernathy. L’effetto delle due azioni è che una particella di energia estremamente concentrata sfugge dal laboratorio e finisce proprio nella cantina dei coniugi Abernathy, dando forma a un minuscolo “foro” tra universi, dentro il quale i padroni di casa sono prima risucchiati e poi “risputati” fuori, ora posseduti da entità demoniache che usano i loro corpi per predisporre l’apertura completa dei cancelli dell’Inferno e consentire così al Grande Malevolo e alle sue armate la conquista del nostro mondo.
Il problema, per Samuel, unico testimone dello strano incidente, è doppio: come sfuggire ai tentacoli della malvagia signora Abernathy e sventare la minaccia dell’invasione? E, soprattutto, come riuscire, nonostante la fama di una immaginazione decisamente fervida, a convincere gli altri del pericolo a cui l’umanità sta andando incontro?

Non ci sono dubbi: John Connolly la racconta decisamente bene la sfida di Samuel alle forze sataniche, con una lingua frizzante, pronta alla battuta (non banale) e che gioca a irridere le certezze della scienza:

Se a te o me venisse detto che stiamo per fare qualcosa che si sospetta anche solo lontanamente possa scatenare la fine del mondo, è probabile che ci fermeremmo un attimo a chiederci se tutto sommato sia una buona idea. Gli scienziati, invece, non sono come te o me (…) In ogni caso gli scienziati supponevano che, in caso di fine del mondo, non ci sarebbe stato più nessuno che potesse accusarli. Tutt’al più qualcuno avrebbe fatto appena in tempo a dire: «Ehi, avevate detto che non avrebbe causato la fine del…» prima che ci fosse una specie di esplosione e poi il silenzio. (p. 24)

Non pago, Connolly, si diverte anche a maltrattare una certa seriosità del genere horror, introducendo un personaggio come Nurd, il Flagello delle Cinque Deità, così chiamato per avere infastidito entità demoniache o presunte tali quali il Demone delle Scarpe Scomode o quello delle Cose Spiacevoli Trovate Durante la Pulizia dello Scarico, nonché il Demone dei Biscotti e dei Cracker Raffermi:

E adesso Nurd, il Flagello delle Cinque Deità, era libero (…). Capì d’istinto dove si trovava. Era nel posto della gente, gli Umani.
Nurd era un demone di grande potenza (…). Cominciò a incanalare tutta la sua rabbia, tutto il suo dolore, tutta la sua solitudine fino a creare un’energia che gli sarebbe servita a governare questo nuovo mondo (…).
«Io sono Nurd!» gridò. «Vi inchinerete al mio cospetto!»
(…) Poi la porta si aprì, inondando di luce il nuovo mondo di Nurd. Un essere gigantesco troneggiò sopra di lui: un colosso con una gonna rosa e una camicetta bianca, che teneva in mano una creatura tozza e priva di occhi, con un lungo naso e mascelle quadrate.
«Oh, porc…» cominciò Nurd. Ma fu tutto quello che riuscì a dire prima che l’aspirapolvere della signora Johnson calasse su di lui e tutto tornasse ad essere buio. (pp. 49_51)

Sfortunatamente per Samuel, per sua madre, per Boswell, il suo bassotto, per i suoi amici Tom e Maria e per tutti gli abitanti di Biddlecombe, la signora Abernathy, gli altri demoni e le entità malevole che si accingono ad uscire dalle porte dell’Inferno, sono un po’ più grandi, un po’ più pericolose e un po’ più malvagie del summenzionato Nurd.

La signora Abernathy fece un passo verso di lui. «E chi ti dice che noi vogliamo qualcosa di bello? La bellezza è una beffa per noi, che non ne abbiamo. La bontà ci disgusta, perché ne siamo privi. Siamo tutto quello che non è questo mondo, siamo tutto quello che non siete voi». Alzò le mani verso le stelle sopra di lei. «E il vostro mondo è solo il primo. Abbiamo da conquistare un universo. Soli da spegnere, pianeti da sbriciolare. Nel tempo, ognuna di quelle luci nel cielo sarà spenta, come fiamme di candele tra le nostre dita. E resterà solo la tenebra».
(…) Sogghignò. Il suo corpo cominciò a gonfiarsi, la pelle si tese, lacerandosi sul viso e sulle braccia. Ma dal suo corpo non uscì una sola goccia di sangue. E al suo interno si vedeva agitarsi qualcosa di terribile.
«E ora, Samuel Johnson, guardami. Guarda Ba’al e piangi». (pp. 282_283)

John Connolly è un celebre scrittore di thriller: il suo personaggio più noto, Charlie Parker detto Bird, è un investigatore privato la cui vita è segnata da una serie di tragedie che rendono cupe e angosciose le atmosfere dei suoi romanzi, molto amati dai fan del genere. Le porte dell’Inferno… non è un thriller, ma come un thriller ti tiene inchiodato fino all’ultima pagina e ti fa venir voglia che l’autore si dedichi ancora a scrivere libri per ragazzi. Il che, viste le tre parole che la signora Abernathy traccia nel vapore condensato sul vetro del bagno di Samuel non ci pare affatto improbabile. Quali parole? Quelle di pagina 293, naturalmente. Ma perché sprecare tutte quelle belle pagine precendenti per andare a leggersi subito il finale?

Malvagia lettura a tutti 🙂

(recensione di Eros Miari, tratta dal sito Fuorilegge.org>