L’ESTATE DEL CONIGLIO NERO
Kevin Brooks (trad. Giovanni Antonio Livorati)
Piemme, 2014

Volevo leggere questo libro da quando ho visto la copertina (questa volta ben più appetibile dell’originale) che occhieggiava da una anticipazione editoriale. Lo volevo leggere perché l’ha scritto l’autore di Una canzone per Candy, romanzo altrettanto essenziale e duro sull’adolescenza tradotto da Sonda nel 2010. Anche questa storia ha le caratteristiche della precedente e denota una capacità di mettere su carta i personaggi e le loro diverse strade semplicemente narrando, facendole emergere senza bisogno di forzare su descrizioni e analisi. In più questa storia diventa di fatto un giallo, dove i misteri che si nascondono non sono solamente quelli che hanno portato alla morte di una ragazzina di successo, ma quelli nascosti nella doppia vita di molti dei ragazzi che compaiono sulla scena.

La voce narrante di Pete svela l’attimo esatto in cui l’azione e l’estate si mettono in moto: una telefonata che risveglia i tempi andati, quelli in cui lui, Raymond, Pauly, Nicole e il suo gemello Eric condividevano le giornate, le bravate, i rifugi. Proprio al covo Nicole propone di ritrovarsi una sera, prima che lei e il fratello si trasferiscano a Parigi coi genitori. Una sorta di saluto, di ricordo dell’amicizia, ma Pete sa che ormai sono persone diverse che fanno cose diverse e hanno amici diversi. L’unico che lui continua a sentire vicino e amico è Raymond, da sempre suo vicino di casa, da sempre proprietario di un mondo proprio dove parla con un coniglio nero, considerato da tutti strano, preso in giro, deriso. L’alcol, le suggestioni del passato, le luci accecanti del luna park, la confusione che Pete sente addosso lo conducono attraverso una notte quasi folle, tra le parole che un’indovina rivolge a Raymond e la scomparsa del ragazzo stesso. Ma è scomparsa anche Stella, un tempo loro compagna di scuola e ora piccola diva della tv, e su di lei si concentrano le ricerche e le domande. Solo Pete si batte per tenere Raymond sotto l’attenzione di tutti, e come vittima, non come colpevole.

Pete guarda, somma, traccia linee di collegamento. Come gli spiega l’indovina c’è una sorta di catena di sguardi che, in quella notte misteriosa, ha legato tutti i protagonisti: chi nasconde qualcosa, chi viene messo in mezzo per coprire, chi passa di lì e solo dopo capisce.

Efficace ritratto della fatica di crescere, della difficoltà di parlare con gli adulti e di farsi ascoltare, di dare una misura al mondo e di rimanere se stessi.

Età di lettura consigliata: dai 15 anni

Recensione tratta dal blog Le letture di Biblioragazzi, a cura di Caterina Ramonda.