NON DIMENTICARE DI LAVARTI I DENTI
Philippe Corentin
Babalibri, 2009

Anche quest’ultimo racconto di Philippe Corentin non delude per l’ironia che lo attraversa tutto, nei dialoghi come nelle illustrazioni, e ne fa, come i precedenti, un libro spassoso, vivace, originale.

I protagonisti sono un giovane coccodrillo e una bambina, con i loro rispettivi padri, entrambi un po’ burloni – a dire il vero – che abitano sullo stesso pianerottolo. Il piccolo coccodrillo vorrebbe sapere se le bambine sono buone da mangiare e sebbene il papà lo avverta subito dicendogli che sono così dolci tanto da essere nauseanti, decide di andare dai vicini per scoprirlo. Nell’altro appartamento vive, appunto, una bambina con il papà, il cane e il gatto.

La bambina, intelligente e fuori dalle righe, come in genere sono i bambini raccontati dall’illustratore francese, sta leggendo una storia divertente proprio di Corentin che racconta “di un piccolo coccodrillo stupidissimo”, il quale si è messo in testa di assaggiare una bambina per sapere che gusto abbia. Questa, piuttosto birichina, chiede al papà come mai loro non mangino mai coccodrilli e il papà, che sta allo scherzo, le risponde dicendo che sanno di fango. Il povero coccodrillo, sentendosi all’improvviso in pericolo, col cane che gli fa la posta, si nasconde dietro al divano, ma, se il gatto, con aria di sufficienza assiste alla messa in scena e lascia fare, l’amico dell’uomo, dotato di uno scarso senso dell’umorismo, lo rincorre fino a farlo scappare. Sì, in effetti, dirà il giovane coccodrillo al papà, tornando a casa col fiatone grosso, le bambine sono troppo dolci. “Non ti avevo avvertito? Adesso non dimenticare di lavarti i denti.”

Le espressioni facciali dei personaggi, come sempre così espressive nei particolari, rendono questa storia nella storia accattivante e piacevole da leggere anche una seconda volta, soprattutto se, al pari di Corentin, non amate “i libri piagnucolosi” fatti apposta per far addormentare i bambini, ma al contrario pensate che “bisogna svegliarli con storie che fanno ridere”, e, vorremmo aggiungere, che lasciano spazio all’immaginazione e alla loro intelligenza.