Oltre un milione di copie vendute, vincitore di numerosi premi, il bestseller di Polly Dunbar è un classico contemporaneo per bambini.  Una storia che cattura la magia dell’immaginazione, fa sorridere e scalda il cuore.

Pinguino, Polly Dumbar, trad. Sara Saorin, Camelozampa, 2021

[Per parlare del ritorno di questo classico abbiamo deciso di utilizzare la recensione che ne fece Marcella Terrusi in occasione dell’uscita con Mondadori nel 2008 perché ci sembra sempre molto valida.]

Nel riposante bianco delle pagine, luogo delle possibilità infinite, abitano solo un bambino e un pinguino. Non solo loro, per la verità; oltre al bambino c’è, giunto nel pacco, un primo giocattolo, un pupazzo inanimato fino a quando la relazione ludica trasforma il mondo. Il titolo ricorda la domanda dello scultore alla materia della sua arte, è significativo di una solitudine, di un tentativo di relazione [in questo caso il riferimento è al titolo scelto per l’edizione Mondadori, Perché non parli?]

Un capriccio, una stizza tutta infantile, un’aggressività che, da Sendak in poi, si accetta che abiti nelle pagine per bambini. Non fa male, infatti, ma fa ridere, è vera, va agita, raccontata e anche ironicamente rivista, in certi casi.

Il pinguino in effetti fa rabbia, così ostinatamente silenzioso, nella sua fissa eleganza. Allora la relazione tenta nuove strade.

Come i bambini, e a volte gli uomini, fanno con i neonati, si prova a interagire, per osservare, per conoscere, per entrare in relazione, anche in modo buffo, oppure maldestro e aggressivo.

Facce simpatiche, niente. Spintone, niente. Pernacchia, niente. Spedire il pinguino con un razzo, niente. Allora il bambino strepita.

Passa di là, prende forma, un leone azzurro. Il leone mangia il bambino. Il pinguino, il cui sguardo si fa truce, uscendo dalla sua fissità iconica, con una beccata fa sì che il leone lo risputi, e lo restituisca.

Poi, in una tavola divertente, il pinguino racconta la storia intera, con i suoi segni, le sue immagini in un balloon che riempie la doppia pagina. La sua voce, ora ascoltata, mette in scena con figure la storia che abbiamo letto.

Dopo le angherie, il dialogo impossibile, la morte simbolica nella bocca del leone, il salvataggio e il racconto del pinguino, finalmente amicizia è fatta. La relazione, impasto dolceamaro di tentativi e avventure condivise, può cominciare.

Il tratto di Polly Dunbar è espressivo e sintetico. Il gusto è tipicamente inglese, non solo per il colore e la capacità narrativa delle figure, ma anche per il tema dell’albo.

Ci sembra infatti che l’ambito anglosassone continui a raccontare storie di infanzia vera: l’epos delle prime volte, dei primi inciampi, degli inizi, che delinea un romanzo di infanzia autentico, vicino ai bambini.

Età di lettura consigliata: 3+

(recensione a cura di Marcella Terrusi, tratta da Liber #78)