RIME DI RABBIA
Bruno Tognolini
Salani, 2010

Mi fermo e guardo in su
Lo so che non ho ragione
Mi fermo e guardo in giù
Però ho tantissima rabbia
Sto zitto e ascolto il cuore
Lì dentro ruggisce un leone
Respiro e sento un odore
Quel leone fa puzza di gabbia

Dice così la Rima senza ragione di Bruno Tognolini, una delle prime ad aprire le danze della sua nuova raccolta di poesie, le“cinquanta invettive per le rabbie di tutti i giorni” come recita il sottotitolo. Quindici anni dopo la pubblicazione delle “formule magiche per tutti i giorni” di Mal di pancia calabrone, diventato ormai un classico per i più piccoli, Bruno Tognolini gli affianca un fratello maggiore. Non per importanza e non per età, ma per forza emotiva, che è cresciuta, si è evoluta, è lievitata, e su queste pagine sgorga decisa. L’avete letto, il titolo lo dichiara: sono tutte poesie di rabbia. Poesie per liberare il ruggito interiore, qualunque sia il motivo che l’ha provocato: un tradimento, un’ingiustizia, un’offesa…

Nelle sue Sfide per giovani poeti Lawrence Ferlinghetti inserisce questa provocazione: “Liberate segretamente ogni essere in gabbia che vedete”. Ecco fatto, il leone che “fa puzza di gabbia” viene liberato dai versi, che sputano, insultano, digrignano, graffiano e così facendo trasformano la rabbia in parole di aria. Non c’è soluzione: c’è solo il canto. Un canto in rima che dà voce a tutti, in cui tutti sentono un’eco del proprio ruggito interiore. A chi non è capitato di litigare con un amico (e magari perderlo per sempre), o di essere preso in giro, o di sentirsi invaso dallo sguardo spione di un adulto, o ferito dall’indifferenza di qualcuno a cui si vuole bene… A chi non è capitato di ringhiare in solitudine? Non mi toccare / Non ci provare / Stammi lontano, non ti avvicinare / Intorno al cuore ho sedici cani / Intorno al cuore ho un incendio rosso / Se tu mi tocchi ti bruci le mani / Se tu mi tocchi ti saltano addosso… (da Rima lontana lontana).

Sono versi per tutti, ma sono anche qualcosa di più prezioso: perché pochissimi dedicano rime ai ragazzi, pochissimi offrono alle loro emozioni una strada per essere raccontate. Con le sue rime, Bruno ha fatto un gesto coraggioso: quello di dichiarare la rabbia un’emozione legittima e anzi necessaria anche in poesia, dove chissà perché è ben poco rappresentata, soprattutto nella poesia per ragazzi. Le ha dato il passaporto per passare la dogana dei versi, la frontiera della pagina scritta. E la rabbia non ci è venuta da sola, ma ha portato con sé il suo miglior nemico: il sorriso. Serietà e sberleffo si sono intrecciati nelle poesie di Bruno, e più di una strappa la risata anche se proviamo a pronunciarla con furia e rancore: Che le tue barbie cadano nude / Nei fanghi pùzzidi di una palude / I pony rosa finiscano al forno / Il tue peluche perda il pelo in un giorno / Le tue collane e i tuoi bracciali / Stiano a collare di brutti maiali… (da Malaugurio dei giocattoli). Senti cosa ti auguro / Che ti cadesse un fulmine / Da un cielo di tempesta / E se oggi il cielo è limpido / Almeno qualche rondine / Te la sganciasse in testa (Malaugurio giù dal cielo).

(recensione tratta dal sito Fuorilegge)