SELVAGGIA
Emily Hughes, trad. di Maria Chiara Rioli
Settenove, 2015

C’era una volta una bambina sola, senza genitori, senza vestiti e senza casa che vagava impaurita e triste per la foresta. Un giorno due brave persone la trovarono e la portarono al sicuro, nella civiltà. Ecco quello che vedono e pensano l’uomo e la donna che si ritrovano faccia a faccia, nella foresta, con una strana bambina selvaggia. In realtà alla bambina in questione non manca nulla: ha due genitori orsi premurosi che le insegnano a procurarsi il cibo, degli amici animali che le vogliono molto bene e addirittura un maestro uccello che le insegna a parlare. Cresce sana, forte e soprattutto felice. Ma ad un tratto la sua vita cambia radicalmente e si ritrova a fare la conoscenza con un tipo di animale a lei fino a quel momento sconosciuto: l’uomo. Selvaggia (questo il nomignolo con cui viene identificata) viene portata nella “civiltà”, per imparare a mangiare con le posate, a giocare con le bambole, a parlare nel modo giusto e a comportarsi secondo le buone maniere imposte dal galateo. Ma l’animo della bambina si fatica ad addomesticarlo e Selvaggia ritrova la felicità solo tornando nella sua amata foresta…
Selvaggia è l’emblema della libertà e della semplicità. La sua innocenza felice colpisce il lettore fin da subito, ancora prima di aprire il libro. I due grandi occhi presenti in copertina sono ipnotici ma non esprimono paura o indifferenza; il timido sorriso enfatizza ed accentua l’indole gioiosa e (davvero) selvaggia della bambina. Il viso è incorniciato da una folta capigliatura verde che ricorda le fronde degli alberi e gli steli dell’erba. La prima parte dell’albo parla di libertà e di gioia, espresse con immagini colorate, piene, che occupano tutta la facciata o addirittura occupano anche quella vicina. Quando la bambina viene trovata, la sua anima piano piano viene rinchiusa in gabbia: le immagini si ingrigiscono, i particolari pedono i contorni e gli istanti sono fissati in un flebile cerchio di colore che occupa a malapena una facciata. Tutto diventa opprimente e stretto, finché Selvaggia esplode e la moltitudine dei colore e la forza della vita riprendono il loro posto tra gli spazi bianchi delle pagine. Con un linguaggio semplice, Emily Hughes ci presenta un’opera decisamente controcorrente ma di grande attualità: chi è diverso da chi? È un messaggio forte quello che la bambina dagli occhi grandi urla dalla copertina del libro: accettatemi per quello che sono! Non tentate di cambiarmi, non fatemi del male cercando di farmi essere ciò che non sento di essere. Selvaggia ci insegna a scardinare i pregiudizi, accettare le differenze, che poi… ce ne sono davvero?

Età di lettura consigliata: 5+
(recensione a cura di Ilaria Antonini, tratta dal blog Mangialibri)