VOGLIO IL MIO CAPPELLO
Jon Klassen
Zoolibri, 2011

Mi fa piacere cominciare questo angolo dei libri per la lettura ad alta voce con un libro semplice, ironico, quasi provocatorio, realizzato da un giovane illustratore e animatore canadese, Jon Klassen, che in questo testo ha dimostrato non solo il suo stile artistico decisamente riconoscibile, ma anche una grande abilità e genialità nell’invenzione di storie, divertendo sia i lettori più piccini che gli adulti!
Potremmo definire Jon Klassen l’autore della trilogia del cappello, protagonista indiscusso dei tre albi da lui scritti e illustrati: “Voglio il mio cappello!” del 2011, “Questo non è il mio cappello” del 2012 (vincitore di diversi premi per l’illustrazione per l’infanzia come l’americano Caldecott Medal e quello inglese Kate Greenaway Medal) e “Toh! Un cappello!” del 2016 tutti pubblicati in italia da ZOOlibri Edizioni di Reggio Emilia.
Nel suo primo albo scritto e illustrato il protagonista della storia, insieme al cappello, è un grande orso, che in realtà il suo cappello l’ha perso e gira per il bosco chiedendo agli altri animali se lo hanno visto o trovato.
Lo stile artistico delle illustrazioni di Klassen è apparentemente semplice, utilizza acquarelli, inchiostro e graffite, lasciando i protagonisti in uno spazio libero da distrazioni, con pochi dettagli, ma rendendoli formidabilmente espressivi. Spesso nei suoi lavori utilizza una tavolozza molto limitata, semplice, ma la scelta dei colori e il loro uso sono geniali, diventando strumento comunicativo stesso della storia.
Il testo è un vero e proprio dialogo, botta e risposta, e l’impaginazione grafica con le illustrazioni su una pagina e il testo sull’altra, insieme alle scelte tipografiche, dimensione e colore del testo (il parlato dell’orso è nero mentre quello degli altri animali che incontra ha altri colori), supportano il lettore nello scorrere della storia.

L’orso quindi non trova più il suo cappello che è sparito. Lo rivuole indietro e inizia a cercarlo, chiede alla volpe, ma lei non l’ha visto, l’orso ringrazia e prosegue la ricerca. Chiede alla rana, ma anche lei non l’ha visto L’orso ringrazia e prosegue.

Tutti i personaggi sembrano un po’ stralunati, dagli inconfondibili occhi ovali, forse sono stupiti da questo grande orso che cerca il suo cappello.
Il cappello noi non lo abbiamo ancora visto, non sappiamo come sia, ma girando la pagina, l’orso incontra un terzo animale, il coniglio, che effettivamente indossa un bel cappello a punta rosso, e che alla domanda dell’orso risponde in maniera un po’ esagerata “Perchè me lo chiedi? Non l’ho visto! Non ho visto cappelli! Nessun cappello! Da nessuna parte! Non ruberei mai un cappello! Non farmi altre domande!” (notare bene che il parlato del coniglio, oltre a essere il più lungo di quelli incontrati finora è anche scritto in rosso!). Il nostro amico orso, forse distratto da tutte quelle parole o forse così fissato sull’azione di trovare il suo cappello, ringrazia e se ne va!

Qui di solito i bambini che ascoltano e osservano le immagini della storia, intervengono richiamando l’attenzione dell’orso, fecendogli notare che il coniglio ha un cappello in testa e che probabilmente è proprio il suo…

Invece lui prosegue la sua ricerca incontrando e chiedendo prima a una tartaruga, poi a un serpente e infine a una marmotta (o una talpa? una lontra?…decidete voi!), ma non ha proprio fortuna e nessuno ha visto il suo cappello…

Alla fine il nostro orso è veramente sconsolato, il suo grande corpo è sdraiato, riempie tutta la doppia pagina, lo sguardo perso nel vuoto, si chiede dove sia finito, il suo cappello gli manca davvero moltissimo… Arriva un cervo che gli chiede quale sia il problema e di descrivergli il suo cappello e mentre gli sta spiegando come è fatto, la scena si fa tutta rossa come il cappello, l’orso si alza di scatto perchè si è reso conto che lui HA VISTO IL SUO CAPPELLO!!

L’orso corre, la scena si anima, sfila velocemente davanti a tutti gli altri animali e raggiunge il coniglio: “TU! TU HAI RUBATO IL MIO CAPPELLO!!!” gli urla. I due si guardano, si fissano in silenzio tangibile, uno sguardo intenso che riempie tutta la doppia pagina come un duello dei migliori western…cosa succederà ora?

Quando giriamo la pagina, c’è l’orso, ha il suo cappello in testa, è seduto su qualche ramoscello spezzato e il coniglio non c’è più… “Adoro il mio cappello” … cosa può aver combinato l’orso per riavere il suo adorato cappello?
Girando ancora la pagina, lo raggiunge uno scoiattolo che gli chiede se per caso ha visto un coniglio con un cappello e l’orso risponde: “No. Perchè me lo chiede? Non l’ho visto! Non ho visto conigli! Nessun coniglio! Da nessuna parte! Non mangerei mai un coniglio! Non mi faccia altre domande!”
Una storia sulla menzogna, sui segnali inequivocabili che ci permettono di riconoscere chi mente, che ci sommerge con una valanga di parole e di scuse, che può anche cercare di farci vergognare di aver dubitato, ma che una volta scoperto dovrà essere pronto a prendersi le sue responsabilità, che potrebbero essere anche gravi, come finire nella pancia dell’orso!
Se il libro vi è piaciuto, vi consigliamo di leggere la trilogia, dalle storie sempre davvero spassose e l’ultima anche con un lieto fine (finalmente!), ma anche altri albi in cui collabora come illustratore, come “Il Buio” di Lemony Snicket o “Filo magico” con Mac Barnett.
Recensito da Sandy Chiussi