WONDER
R. J. Palacio (traduzione di Alessandra Orcese)
Giunti, 2013
Qualche volta cominci un libro proprio nel giorno sbagliato, in cui hai pensieri concentrati che proprio non ti lasciano andare avanti, così finisce nel bagagliaio del’auto e te lo porti in giro fino a un tardo pomeriggio di luce di montagna in cui ti siedi in mezzo a un prato e lo leggi fino alla fine. Un libro che fa ridere e piangere, in cui io ho fatto i conti del “questo ce l’ho” condividendo con Auggie situazioni e stati d’animo, “peste” e ribellioni a eccessive protezioni. Forse leggendo la trama vi sembrerà triste o difficile, ma fa ridere davvero. Fa ridere con ironia bella e spesso feroce perché il protagonista, proprio come capita in questi casi, dice di se stesso con nonchalance delle cose terribili e vi graffia un po’ con la sua causticità di diritto e vi fa sorridere, se ne avete l’intelligenza.
Auggie è nato con la sindrome di Treacher-Collins, malattia ereditaria che colpisce i tratti del viso, il palato, i condotti uditivi. Auggie è consapevole di essere “un mostro”, come lui stesso si definisce. Conosce alla perfezione la reazione delle persone che lo vedono per la prima volta e quell’attimo in cui abbassano le palpebre o distolgono lo sguardo, quasi potessero annullarne la presenza insieme al loro imbarazzo. Conosce quel che sussurrano di lui le persone quando passa o le domande che gli possono fare gli altri bambini con cui gioca al parco, ma anche quanto possono essere veloci alcuni adulti ad allontanare da lui i loro figli o dolorosi gli insulti. La sua conclusione è molto semplice: “l’unica ragione per cui non sono normale è perché nessuno mi considera normale”. E bisogna farci i conti, soprattutto nel momento in cui entra in prima media e per la prima volta va a scuola, abbandonando il nido protetto della sua famiglia e della cerchia dei conoscenti.
Affrontare la scuola significa per Auggie affrontare il mondo, con le sue paure, con gli errori che commettono gli altri pensando di facilitargli la vita, con i pregiudizi e i preconcetti (compreso il fatto di chi si stupisce di quanto sia intelligente), con la paura che chi gli diventa amico non lo faccia spontaneamente ma per commiserazione o perché qualche adulto – un genitore, il preside, gli insegnanti – glielo ha chiesto come favore.
Il libro è costruito a più voci: non solo il punto di vista del protagonista, ma anche dei compagni di scuola e della sorella, dando così al lettore la possibilità di avere più voci da ascoltare e di cui tener conto. Dentro ci trovate Guerre Stellari, i migliori travestimenti per Halloween, una ragazza di nome Summer che è un po’ la Stargirl di Auggie, la colonna sonora che corre lungo le pagine, i precetti del prof. Browne e quelli dei suoi alunni. E che a ognuno di voi capiti un giorno una standing ovation dedicata e la possibilità di conservarne il ricordo come se fosse sempre in corso: è una meraviglia, davvero.
Età di lettura consigliata: dagli 11 anni.
Recensione tratta dal sito Biblioragazzi a cura di Caterina Ramonda