venerdì 16 maggio 2014 alle 21
ANCORA L’ANCORA DI ULISSE,
LO SPECCHIO DI ALICE,
IL NASO DI PINOCCHIO?
I CLASSICI DEL FUTURO

ne parliamo con 
MARTINO NEGRI
docente di didattica della letteratura

Il seminario che si è tenuto in autunno aveva l’obiettivo di innescare una riflessione sull’opportunità di far incontrare ancora ai bambini, in piena era digitale, i grandi classici della letteratura per l’infanzia. Sono ancora godibili o sono ormai illeggibili? Hanno ancora la capacità di parlare ai nostri figli, di toccare corde profonde del sentire e accendere riflessioni? Di rapire dalla quotidianità e far viaggiare – nell’altrove dello spazio letterario – consentendo l’esplorazione di mondi lontani, reali o immaginari, e di mondi vicini, ma colti secondo prospettive inedite? E ancora: quali sono le “qualità” della scrittura – per usare un’espressione calviniana – che consentono ai libri che definiamo “classici” di resistere all’usura del tempo e al mutarsi della società e dei costumi ed essere ancora digeribili? O dirigibili (per chissà dove)?

Nel primo incontro è stata attraversata rapidamente la storia della letteratura per l’infanzia – con particolare attenzione all’intreccio tra parole e figure nello spazio della pagina – mentre nel secondo incontro si è  passati all’individuazione degli elementi, tematici, stilistici e narratologici, che consentono di valutare l’attuale leggibilità di quelli che chiamiamo “classici”. Proprio nel corso di quest’ultimo incontro ha preso forma l’idea di rivedersi per chiacchierare di “classici del futuro … un vero e proprio scambio fra tutti i partecipanti di quelli che ciascuno considera i libri per ragazzi destinati a resistere al tempo. Non una “conferenza” quindi ma un confronto di idee … vi aspettiamo!


Martino Negri lavora all’Università degli studi di Milano-Bicocca, come docente a contratto di Didattica della letteratura. Oggetto privilegiato del suo interesse di ricerca sono i libri illustrati, e in particolare le modalità di incontro tra parole e immagini nello spazio della pagina: ai suoi occhi i libri sono vere e proprie architetture, città edificate con materiali disparati e affascinanti, tessiture di segni dal cui intrecciarsi nasce sempre, inevitabilmente, un disegno d’insieme, una voce che racconta.