mercoledì 21 maggio alle 21
presentazione del libro
SANJOG
a cura del
GRUPPO PER LE RELAZIONI TRANSCULTURALI
di Milano

Il libro che viene presentato si intitola SANJOG. In nepalese significa “Incontro”, uno speciale tipo di incontro che avviene quasi per caso, come a significare che si dà quando, anche senza esserne del tutto consapevoli, si sono tessute le condizioni perché ci si possa trovare. L’incontro è quello fra il CWIN (Child Workers in Nepal) e il GRT (Gruppo per le Relazioni Transculturali) di Milano, scenario di questo incontro è il Nepal.

L’avvio dei primi contatti con il Nepal risale a vent’anni fa a partire dalla conoscenza dei villaggi, struttura sociale (e psicologica) che si è mostrata capace di reggere nonostante a più riprese attraversata e scossa dalle travagliate vicende storico-politiche, dalla pesante situazione economica e da una sempre più grande vulnerabilità a causa degli effetti del cambiamento climatico. Il Nepal tra l’altro è una repubblica recente, ancora senza costituzione, nata dopo un lungo periodo di guerriglia interna.

L’occasione di questo incontro è stata la volontà di CWIN e GRT di lavorare con i bambini di strada, volontà che si è tradotta in una molteplicità di progetti e che trova in questo libro una prima testimonianza dell’esperienza vissuta.

“… Si vuole portare alla luce le vite di bambini invisibili … bambini infragiliti dall’abbandono o dalla violenza esercitata su di loro o dalla rapina dei loro diritti fondamentali”. Attraverso le storie e il racconto diretto dei protagonisti, secondo una memoria – a volte solo frammentaria – delle origini e di una comunità di appartenza, nelle cronache della quotidianità e della strada, Sanjog ci mostra esistenze altrimenti perdute e riesce a dare conto di come si declina, fra soggetti di pari valore, una “solidarietà operativa”.

Un incontro di persone, dunque, ma anche un incontro di “saperi”, alla scoperta delle “abilità terapeutiche ed educative dei colleghi nepalesi”. Un incontro che si realizza anche attraverso i “lunghi viaggi terapeutici” in cui educatori e figure significative del Progetto accompagnano bambini e ragazzi che vivevano sulla strada nel cammino di “ritorno a casa”, supportando la comunità e il singolo nel delicato lavoro di re-integrazione.

Il libro è infine occasione per auto-giudicarsi, come viene coraggiosamente esplicitato. Riflettere dunque sulla Cooperazione, oggi sovente ancora fondata “sull’aprioristica decisione che il fare è positivo”, trovandosi così, spesso, bloccata nella possibilità di darsi anche uno spazio di pensiero e porsi fondamentali domande sul senso delle cose nel loro insieme e sulla effettiva sostenibilità di ogni Progetto.